La protezione catodica a corrente impressa
Utilizza una unità di alimentazione elettrica, il cui polo positivo è collegato a un anodo insolubile e quello negativo alla struttura da proteggere.
Con un unico dispersore possono essere protette superfici molto estese, sino a lunghezze nell’ordine di decine di chilometri nel caso di condotte interrate; d’altra parte, la circolazione di correnti elevate può generare effetti negativi di interferenza elettrica e di sovraprotezione.
Con un unico dispersore possono essere protette superfici molto estese, sino a lunghezze nell’ordine di decine di chilometri nel caso di condotte interrate; d’altra parte, la circolazione di correnti elevate può generare effetti negativi di interferenza elettrica e di sovraprotezione.
I sistemi a corrente impressa consentono di disporre di tensioni di alimentazione ben più alte rispetto agli anodi galvanici (sino a 50 V) e le condizioni di funzionamento possono essere regolate intervenendo sull’unità di alimentazione, adeguandole alle richieste della struttura da proteggere.
La protezione catodica con anodo galvanico
Per quanto riguarda un sistema di ad anodi galvanici, la protezione catodica viene realizzata collegando elettricamente la struttura in acciaio da proteggere ad un metallo meno nobile: si realizza così una situazione di contatto galvanico tra due metalli, con un effetto di corrosione accelerata del meno nobile e di protezione dell’altro.
I sistemi ad anodi galvanici non richiedono alcuna fonte di energia esterna e, se correttamente progettati, assicurano protezione senza alcun onere di manutenzione.
Gli anodi galvanici sono impiegati negli ambienti aventi elevata conducibilità, ad esempio in acqua di mare.
I sistemi a corrente impressa sono preferiti negli ambienti resistivi, come i terreni e il calcestruzzo, e per la protezione di strutture estese con un numero limitato di anodi.